Sprint Retrospective: come funziona?

Sprint Retrospective

Sprint Retrospective: come funziona?
Partiamo con alcune citazioni.

Nel Manifesto per lo Sviluppo Agile di software il principio n. 12 richiama il concetto di retrospective: “a intervalli regolari il team riflette su come diventare più efficace, dopodiché regola e adatta il proprio comportamento di conseguenza”.

Nella Guida Scrum nel paragrafo dedicato alla Sprint Retrospective si stabilisce che: “Lo Scrum Team ispeziona come è andato il precedente Sprint relativamente agli individui, alle interazioni, ai processi, agli strumenti ed alla propria Definition of Done”.

La Guida al Project Management Body of Knowledge (PMBoK) edizione 7  al paragrafo §2.5.8 si parla in generale di apprendimento nel corso del progetto: “Periodicamente, il gruppo di progetto potrà incontrarsi per determinare sotto quali aspetti può migliorare (lesson learned) e come può migliorare e sfidare il processo nelle iterazioni successive (retrospettive)”.

Sprint Retrospective: come funziona?
Vediamo a partire dalle definizioni il suo funzionamento a grandi linee.

La retrospective è un incontro presente in tutti gli approcci: agili, ibridi e predittivi. Quando tenere la retrospective può essere o meno formalizzato nel framework o metodo utilizzato. Ad esempio: in Scrum è un evento denominato Sprint Retrospective e si tiene alla fine di ogni Sprint; nel metodo Kanban non è definito un momento specifico in cui tenere la retrospective ma spetta al team che si auto-gestisce stabilire la periodicità di questo incontro.

La definizione della Guida Scrum mette in evidenza degli ambiti specifici su cui confrontarsi durante la retrospective:

  • Individui
  • Interazioni
  • Processi
  • Strumenti
  • Definition of Done

In modo trasversale rispetto a questi ambiti, il team mette in evidenza cosa ha funzionato, cosa non ha funzionato e cosa migliorare rispetto ad un arco temporale trascorso (iterazione o sprint). L’output di una retrospective è una lista ordinata per priorità delle azioni di miglioramento che può attuare immediatamente. Il risultato atteso dall’implementazione delle azioni è l’effettivo miglioramento in termini di efficacia ed efficienza.

Sprint Retrospective: perché non funziona?
Può stupire ma questo evento è molto delicato, frequentemente perde di efficacia sino ad essere abbandonato o svolto solo perché è scritto nella guida Scrum.

Che la Retrospective sia un momento ritenuto da tutti importante è un dato di fatto, banalmente ho potuto averne dimostrazione con un breve e semplice esercizio che svolgo in aula. L’esercizio consiste nel dividere in gruppi i partecipanti (3-5 persone per gruppo), dar loro i 12 principi dell’Agile Manifesto e chiedere di scegliere i 3 principi che ritengono essere i più importanti. Questo esercizio lo svolgo da oltre cinque anni, purtroppo non mi sono mai divertito a tirare giù una statistica, ma potrei iniziare a farlo. Ad oggi ho rilevato qualitativamente che il principio numero 12 ha un’elevata frequenza di scelta, una buona fetta delle persone ritiene che sia molto importante avere un momento durante il quale riflettere e migliorarsi, come dargli torto.

Cosa accade nella realtà?
Questo evento tende ad essere abbandonato o a non generare valore per il team.

Quali sono gli anti-pattern della retrospective?
Ovvero, quali dinamiche riconoscibili emergono da un’esecuzione disfunzionale della retrospective?

Stefan Wolpers fa un elenco completo nella sua Guida agli Anti-Patterns di Scrum, di seguito riporto un estratto di alcuni anti-patterns:

  • #NoRetro: lo Scrum Team chiede di eliminare o non tiene più la retrospective.
  • Dispensable buffer: la retrospective viene cancellata per completare il lavoro necessario a raggiungere lo Sprint Goal.
  • Rushed retrsospective: lo Scrum Team alloca meno di 60 minuti per l’evento.
  • Someone sings: quanto viene condiviso nella retrospective viene raccontato a stakeholder esterni, violando la regola: “quanto si dice nel team resta nel team”.
  • Extensive whining: l’evento diventa un momento per lamentarsi e per fare le vittime.
  • UNSMART: lo Scrum Team sceglie azioni di miglioramento non misurabili e poco chiare, ad esempio: migliorare la comunicazione, ridurre il numero di bug, ecc. Un’azione SMART è Specifica, Misurabile, Attuabile, Rilevante e Temporalmente definita. Ad esempio: invece di “migliorare la comunicazione”, è meglio “accendere tutti le webcam”.
  • #NoAccountability: le azioni di miglioramento non hanno un responsabile.
  • What improvement: lo Scrum Team non verifica lo stato dei miglioramenti emersi nelle precedenti retrospective.

Se interessati ad approfondire gli anti-pattern, consiglio di completare la lettura scaricando la guida gratuita messa a disposizione da Stefen Wolpers.

Sprint retrospective: come funziona?
Bene, è giunto il momento di condividere suggerimenti utili per migliorare le nostre retrospective.

L’esperienza mi ha insegnato che per iniziare a rendere funzionali le retrospective è utile porre attenzione su alcuni aspetti in particolare:

  • Evitare la noia e la ripetitività: ogni retrospective va progettata rispetto a quanto il team ha esperito durante lo Sprint, selezionando strumenti che riteniamo possano aiutarlo nella riflessione. Piccolo sfogo, finiamola di utilizzare sempre e solo uno strumento come lo Stop/Start/Continue o similari (mongolfiera, barca, ecc.); liberiamo la nostra creatività e divertiamoci.
  • Webcam accesa: se lo Scrum Team lavora da remoto è necessario sensibilizzare le persone a tenere accese le webcam, questa è sempre una buona abitudine, a maggior ragione durante la retrospective. Vale il principio numero sei: “una conversazione faccia a faccia è il modo più efficiente e più efficace per comunicare con il team ed all’interno del team”. Ovviamente non è un obbligo, non sempre è possibile accenderla, l’aspetto importante è far emergere il bisogno e la dimostrazione della sua efficacia nella comunicazione.
  • No finger point: creare un clima sicuro e sereno dove sia in discussione il lavoro e non le persone, rinforzare l’atteggiamento di astensione dal giudizio.
  • Risoluzione di conflitti: è impossibile evitarli, è necessario gestirli sin dai primi segnali, lo Scrum Team deve sviluppare la capacità di affrontare i conflitti e risolverli senza spargimenti di sangue.
  • Intelligenza emotiva: chiedere frequentemente alle persone cosa hanno provato, come si sono sentiti in determinate situazioni, condividendo emozioni positive e negative. Anche questo è un aspetto su cui le persone hanno bisogno di allenarsi e acquisire consapevolezza.

Questo elenco non è esaustivo, sicuramente ciascuno di noi ha altre esperienze e aspetti che può integrare, leggendo la guida agli anti-patterns emergeranno altre strategie per evitare situazioni disfunzionali.

Come strutturiamo a questo punto la retrospective?

Nel mio caso mi sono stati d’aiuto due elementi:
- La struttura in cinque fasi suggerita nel libro Agile Retrospective 
- Gli spunti per personalizzare i diversi giochi forniti da Retromat e FunRetrospective 

La struttura della retrospective proposta nel libro di E. Derby e D. Larsen è composta da cinque fasi:

  • Set the stage: ha come obiettivo quello di aiutare le persone a concentrarsi, deve creare un’atmosfera confortevole dove le persone sentano di poter parlare apertamente.
  • Gather data: l’obiettivo è quello di creare una rappresentazione condivisa di quanto accaduto durante l’iterazione, sono raccolti eventi, fatti, osservazioni e risultati.
  • Generate insights: il team ricerca e discute sulle possibili cause, i dati raccolti durante la fase precedente vengono valutati e se ne ricava una visione significativa.
  • Decide what to do: l’obiettivo è quello di spostare l’attenzione dall’iterazione appena conclusa, alla prossima iterazione. Si decide cosa e come cambiare, sono identificate e ordinate per priorità le azioni di miglioramento, i responsabili e le metriche per determinare il raggiungimento dell’obiettivo.
  • Close the retrospective: è un’opportunità per riflettere su cosa è accaduto durante la retrospective, elencare le decisioni prese, ed è anche un momento per riassumere ciò di cui il team è grato.

Per ciascuna delle fasi è possibile utilizzare delle attività differenti, le attività possono essere selezionate rispetto al livello di maturità del Team (5 fasi di Bruce Tuckman) e, ovviamente, possono essere personalizzate per aderire pienamente con lo spirito del team.

Non elencherò tutte le attività possibili, sono consultabili sui siti di Retromat e FunRetrospective. Per approfondire e vedere un esempio di applicazione di quanto scritto, suggerisco di leggere gli articoli del mio collega Riccardo Ciocci:

Un breve viaggio tra le sue prime retrospective e la loro progettazione decisamente originale, raccontato anche nel webinar The sprint retrospective show.

Libera la tua creatività progettando la tua prossima retrospective.
Se ti va di condividere con me la tua esperienza non esitare a scrivermi.

Se vuoi sviluppare le tue competenze nel facilitare le retrospective e gli altri eventi Scrum, potrebbe interessarti il corso di certificazione ICAgile Agile Team Facilitation.

Per restare aggiornati su nuovi articoli e webinar puoi seguirmi sui social (link nel footer) e sul sito Agile Made in Italy.

Esame PMP Online o in Presenza? Ti Aiuto a Decidere

Esame PMP online o in presenza? Ti aiuto a decidere.


La certificazione Project Management Professional (PMP)® è una delle più prestigiose e ambite nel settore della gestione dei progetti. Contribuisce non solo a migliorare le competenze professionali, ma anche ad aprire nuove opportunità di carriera e incrementare il reddito. Tuttavia, uno dei primi dilemmi che ogni candidato deve affrontare è scegliere come sostenere l’esame: online o in presenza.

Dopo aver analizzato le esperienze di chi ha già affrontato questa prova, raccolte in una serie di interviste (disponibili nella playlist su YouTube: Esperienze Esame PMP), ecco alcuni spunti che ti aiuteranno a prendere la decisione più adatta alle tue esigenze.


Esperienze Raccolte: Cosa Dicono i Candidati

Preparazione Tecnica e Logistica

  • In presenza: Per molti, recarsi in un centro esami elimina preoccupazioni tecniche e consente di concentrarsi interamente sull’esame. L’ambiente strutturato offre un supporto affidabile e riduce il rischio di interruzioni.
  • Online: Alcuni candidati hanno evidenziato la comodità di sostenere l’esame da casa, ma richiede una preparazione tecnica accurata, come una connessione internet stabile e un ambiente privo di distrazioni. Molti hanno sottolineato il rischio di interruzioni, come familiari o animali domestici.

Gestione dello Stress

  • I candidati che hanno scelto il centro esami riferiscono di sentirsi più rilassati, grazie alla presenza fisica dei proctor e a un ambiente completamente focalizzato sul test.
  • Chi ha scelto l’opzione online ha raccontato di una maggiore pressione causata dai protocolli di sorveglianza rigidi, come il monitoraggio continuo delle videocamere.

Organizzazione dello Studio

  • Un punto emerso con forza è l’importanza della simulazione. Molti candidati hanno utilizzato simulatori di esame per allenarsi con domande suddivise per aree tematiche (People, Process e Business Environment). Questo approccio ha permesso di costruire una sicurezza progressiva, partendo dal 60%-70% di risposte corrette per arrivare a punteggi più alti.
  • Alcuni hanno scelto di partecipare a study group, trovandoli utili per confrontarsi con altri candidati e ragionare su scenari complessi.

Pianificazione del Giorno dell’Esame

  • In presenza: Alcuni candidati hanno apprezzato la possibilità di fare pause strutturate ogni 60 domande, utili per ricaricare le energie.
  • Online: Le pause sono più limitate, e alcune esperienze riportano difficoltà nell’uscire dalla modalità di concentrazione tra una sessione e l’altra.

I Miei Consigli per Scegliere

Esame PMP online o in presenza? Ti aiuto a decidere.

Alla luce delle testimonianze raccolte, la decisione tra esame online o in presenza dipende da diversi fattori personali e logistici:

  1. Conosci te stesso: Se gestisci meglio lo stress in un ambiente strutturato, l’esame in presenza potrebbe essere la scelta ideale. Se invece preferisci la comodità di casa, assicurati di avere una postazione priva di distrazioni.
  2. Prepara l’ambiente: Se scegli l’opzione online, verifica la tua connessione internet e fai una prova generale per assicurarti che tutto funzioni correttamente.
  3. Simula l’esame: Usa simulatori per allenarti con domande simili a quelle dell’esame. Cerca di raggiungere un punteggio di almeno il 70%-75% prima di sostenere la prova.
  4. Valuta la tua disponibilità: Se hai un centro esami vicino e puoi organizzarti facilmente, potresti preferire questa opzione. Se invece vivi lontano da un centro, l’esame online ti consentirà di risparmiare tempo e risorse.

Esperienze Utili da Altri Candidati

Non sei solo in questo percorso! Dai un’occhiata alla playlist di interviste su YouTube (Esperienze Esame PMP) per scoprire come altri candidati hanno affrontato l’esame. Potresti trovare spunti preziosi sulle strategie di studio, la gestione del tempo e le sfide affrontate.


Conclusione

Scegliere tra l’esame PMP online o in presenza è una decisione personale. L’importante è valutare attentamente i pro e i contro di ciascuna opzione e prepararti nel modo più completo possibile. Ricorda, il tuo obiettivo è ottenere la certificazione e aprire nuove porte alla tua carriera nel project management.

Buona fortuna e in bocca al lupo per il tuo esame PMP!

Vuoi frequentare il mio corso di preparazione alla certificazione PMI-PMP®? Apri la scheda corso

Perennials. Società e lavoro dopo la fine delle generazioni – Guillén Mauro

Genere e contesto

Saggio di sociologia e management, il libro esplora come la frammentazione delle generazioni stia trasformando la società e il lavoro, superando i vecchi paradigmi legati a etichette generazionali.

Trama

Guillén analizza il concetto di "Perennials", persone che non si identificano con una generazione specifica, ma con uno stile di vita e una mentalità aperta. Questo approccio mira a sostituire la tradizionale segmentazione in Baby Boomers, Millennials, ecc., favorendo un'interazione intergenerazionale più fluida.

Stile e linguaggio

Il linguaggio è accessibile e accademico, ma con un taglio pratico. Guillén utilizza esempi concreti per illustrare come il concetto di "Perennials" possa rivoluzionare le dinamiche aziendali e sociali.

Tematiche

I temi includono l'inclusione generazionale, l'adattabilità e la necessità di superare gli stereotipi legati all'età. Guillén sottolinea come il futuro del lavoro richieda un approccio più flessibile e dinamico.

Punti di forza

Innovativo e stimolante, il libro offre una prospettiva interessante su come la società possa evolversi senza le tradizionali barriere generazionali. Utile per manager e leader che vogliono creare ambienti inclusivi.

Debolezze

Alcuni lettori potrebbero trovare il concetto troppo idealista o difficilmente applicabile nei contesti aziendali più rigidi.

Conclusione

Perennials è un'opera che invita a ripensare la società e il lavoro in modo più inclusivo e moderno. Consigliato a chi è interessato alle dinamiche intergenerazionali e a costruire una cultura aziendale aperta a tutte le età.

Running Lean – Ash Maurya

Genere e contesto

Manuale di business e imprenditorialità, Running Lean è una guida pratica all'applicazione del Lean Startup per costruire prodotti che soddisfino i bisogni reali dei clienti.

Trama

Il libro fornisce una metodologia strutturata per validare le idee di business attraverso un ciclo continuo di ipotesi, test e apprendimento. Maurya introduce strumenti come il Lean Canvas e spiega come iterare velocemente per evitare sprechi e sviluppare prodotti che trovino un mercato.

Stile e linguaggio

Diretto e pratico, il linguaggio è pensato per aiutare il lettore a mettere immediatamente in pratica i concetti, con molti esempi concreti e strumenti visivi come il Lean Canvas.

Tematiche

Il focus è sull’importanza di testare le ipotesi e raccogliere feedback dai clienti per ridurre i rischi di fallimento. Viene enfatizzato il valore dell’adattabilità e dell’efficienza nello sviluppo del prodotto.

Punti di forza

Un manuale pratico per chi vuole lanciare un prodotto minimizzando i rischi, con un approccio passo-passo molto chiaro. Particolarmente utile per startup e imprenditori.

Debolezze

Alcuni lettori potrebbero trovare il libro troppo focalizzato su start-up tecnologiche, ma i principi sono adattabili anche ad altri settori.

Conclusione

Running Lean è una guida essenziale per chi vuole costruire prodotti in modo efficiente e testato, seguendo il metodo Lean. Consigliato a imprenditori, innovatori e chiunque cerchi un approccio pratico alla validazione delle idee di business.

Corporate Rebels – Joost Minnaar, Pim De Morree

Genere e contesto

Saggio di business e management, il libro racconta il viaggio degli autori alla scoperta delle aziende più innovative al mondo e di come abbiano rivoluzionato i tradizionali modelli di lavoro.

Trama

Joost Minnaar e Pim De Morree, stanchi del lavoro aziendale convenzionale, decidono di esplorare come le organizzazioni possono essere più umane, produttive e felici. Visitano diverse aziende all'avanguardia, tra cui Spotify e Semco, per scoprire pratiche radicalmente diverse e più efficaci.

Stile e linguaggio

Lo stile è dinamico e accessibile, scritto in forma di diario di viaggio aziendale, che rende la lettura scorrevole e coinvolgente. Gli autori alternano riflessioni personali a studi di caso.

Tematiche

I temi centrali sono la libertà lavorativa, l’autogestione, la trasparenza e la felicità dei dipendenti. Il libro sfida i modelli aziendali gerarchici tradizionali e promuove l'empowerment delle persone in azienda.

Punti di forza

Ispirante per chi è in cerca di un nuovo modo di lavorare e gestire le risorse umane. Gli esempi concreti mostrano che le organizzazioni possono essere sia innovative che umane.

Debolezze

Alcune delle pratiche illustrate possono sembrare utopiche o difficilmente applicabili in contesti più conservatori.

Conclusione

Corporate Rebels è una lettura ispirante e pratica per chi è interessato a modelli di lavoro non convenzionali e vuole trasformare la propria azienda in un ambiente più libero e innovativo.

Sense & Respond, di Jeff Gothelf e Josh Seiden

Genere e contesto

Un saggio di business e management, Sense & Respond si concentra sulla trasformazione delle aziende digitali, esplorando come possano diventare più agili e reattive in un mercato in continua evoluzione.

Trama

Il concetto chiave del libro è la capacità delle organizzazioni di "sentire" (sense) ciò che accade nel loro ambiente attraverso il feedback continuo e di "rispondere" (respond) rapidamente alle esigenze dei clienti e alle mutevoli condizioni di mercato. Gothelf e Seiden offrono un approccio pragmatico per gestire l'incertezza, facendo leva sull'apprendimento iterativo e sulla sperimentazione continua.
Il libro è ricco di casi aziendali reali che illustrano come organizzazioni come Zappos, Amazon e The New York Times abbiano abbracciato questi principi per migliorare il proprio approccio al mercato.

Stile e linguaggio

Il linguaggio è semplice e accessibile, ideale sia per professionisti del business che per lettori meno esperti. Gli autori forniscono esempi pratici e concreti che rendono i concetti immediatamente applicabili nella vita aziendale di tutti i giorni.

Tematiche

Il libro esplora temi come l'adattabilità aziendale, l'importanza del feedback continuo, il fallimento come opportunità di apprendimento e la centralità del cliente nelle strategie aziendali.

Punti di forza

Il libro è particolarmente utile per coloro che operano in contesti dinamici e complessi. La struttura chiara e i numerosi esempi pratici aiutano a comprendere i concetti e a metterli subito in pratica.

Debolezze

Alcuni concetti, come il focus sul feedback continuo, possono risultare ripetitivi, specialmente per lettori già familiari con metodologie agili o lean.

Conclusione

Sense & Respond è un manuale pratico e illuminante per manager, imprenditori e professionisti del business che vogliono migliorare la reattività della propria azienda e affrontare con successo le sfide di un mercato in costante cambiamento.

Il Quarto Valore

Il quarto valore dell’Agile Manifesto presenta un’alternativa alla rigida pianificazione. Una pianificazione leggera e adattiva ci consente di abbracciare il cambiamento.

 

La pianificazione è importante, i cambiamenti alimentano le nostre conoscenze e aumentano la nostra consapevolezza nel prendere decisioni.

 

Oggi più del passato adattarci rapidamente ci porta a scoprire nuove capacità e a sviluppare nuove competenze.

Il Terzo Valore

Il terzo valore dell’Agile Manifesto aiuta a creare un clima di fiducia tra le parti coinvolte. 

I contratti sono importanti, ma solo la collaborazione e la fiducia reciproca ci consente di raggiungere il pieno successo delle parti coinvolte.

I contratti si basano sulla sfiducia reciproca, se già partiamo con questa premessa negativa come potremmo raggiungere un risultato vincente per tutti gli attori coinvolti?

Il Secondo Valore

Il secondo valore dell’Agile Manifesto va letto sostituendo “soluzione” alla parola “software”. Tutti compriamo prodotti aspettandoci che funzionino, poco importa se il manuale ci sia e sia bello. Chi lo legge?

Questo valore non supporta l’assenza di documentazione, spinge alla ricerca del feedback rapido e iterativo, documentando solo quanto basta.

Cosa importa del manuale se la soluzione non funziona o non è utile?

Il Primo Valore

Il primo valore dell’Agile Manifesto mette al centro la squadra, persone che interagendo insieme sono capaci di liberare creatività e innovazione andando oltre gli schemi predefiniti.

Alcune squadre (sportive, musicali, staff di ristoranti, ecc.) raggiungono elevate prestazioni perché unite da valori e obiettivi, e non grazie a procedure e strumenti.

Se ti diverti in quello che fai, la fatica si dimezza, se il divertimento è condiviso la fatica non pesa.

Introduzione all’Agile Manifesto

L’Agile Manifesto, che nasce per il mondo del software, trova esempi di applicazione nella vita di tutti i giorni.

Agile è solo un termine ombrello per comprendere meglio il mondo che ci circonda, che ci invita ad accogliere i cambiamenti per cogliere nuove ed infinite opportunità.

Che cosa vuoi fare da grande? Mi auguro di poter sempre continuare a pormi questa domanda.

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